Breve guida al Sentiero della Maddalena, alle Spiagge del Plemmirio e ad altri luoghi d’interesse

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Mappa del Plemmirio di Siracusa

L’Area del Plemmirio di SiracusaPlemmyrion è l’antico nome con il quale Virgilio nell’Eneide (III, 692/5) e, ancor prima, lo storico greco Tucidide ne La guerra del Peloponneso (Libro VII, 4) che narra del conflitto insorto tra Ateniesi e Siracusani, designano la Penisola della Maddalena situata a sud del Porto Grande di Siracusa. Attualmente il nome Plemmirio indica tutto il territorio interessato dall’omonima Area Marina Protetta, istituita nel 2004, ma anche, e più nello specifico, la contrada che si affaccia sulla Costa Bianca, il litorale che guarda a sud. Ed è proprio superando gli ultimi caseggiati di Via degli Zaffiri, situati in contrada Plemmirio, che ha inizio il sentiero della Maddalena. Quest’itinerario, da percorrere a piedi, con delle buone calzature da trekking, oppure in mountain bike, si snoda per circa 10 km e attraversa un’area vergine, incontaminata, del tutto priva di insediamenti urbani. In più punti il sentiero è contrassegnato con i colori bianco-verde e diversi accessi lo collegano alla rete stradale permettendo di suddividere la visita in più tappe.

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Punta del Gigante e Punta Tavernara

La palma nana – Grandi distese di palma nana dominano lungo buona parte della fascia litoranea fin oltre Punta del Gigante, ed è soltanto nel tratto conclusivo, nei pressi di Punta della Mola, che i rigogliosi consorzi si diradano quasi completamente lasciando posto ad altre varietà di cespugli. La palma nana, il cui nome scientifico è Chamaerops humilis, per la sua diffusione lungo l’area costiera, può essere considerata il simbolo stesso del Plemmirio. Lungo il cammino, abbandonando il sentiero tracciato, è possibile aggirarsi all’infinito tra i suoi innumerevoli cespugli, i quali formano degli interminabili labirinti, crescendo piuttosto ravvicinati, ma, generalmente, non così tanto da impedire il passaggio tra l’uno e l’altro. Tra le varietà di palme presenti sul territorio essa è l’unica specie endemica ed è annoverata come specie tipica della macchia mediterranea: le sue foglie pennate, una volta essiccate, legate assieme attorno a un manico e modellate, fungono da setole nella fabbricazione di piccole scope, utilizzate per la pulizia dei forni a legna.

La Fessura del Plemmirio e Capo Murro di Porco – Una volta superato lo sbarramento, al termine di Via degli Zaffiri, che vieta il traffico ai veicoli a motore, si prosegue su strada asfaltata per circa 100m, quindi s’imbocca un sentiero sterrato che, dopo poche decine di metri, ci conduce alla Fessura del Plemmirio, un lungo solco naturale che degrada fin quasi al livello del mare rompendo la monotonia delle alte falesie. Continuiamo quindi lungo il sentiero sterrato per circa 400m per poi svoltare a destra sulla strada asfaltata che a 200m termina davanti al Faro di Capo Murro di Porco. Questo Faro, attivo dal 1959, poggia su una torre poligonale bianca e misura circa 20m di altezza. In condizioni di cielo sereno la sorgente luminosa prodotta dal faro può essere scorta fin oltre 30 km di distanza.

Le marmitte di Capo Murro di Porco– Il litorale di Capo Murro di Porco è caratterizzato da alte falesie che scendono a picco sul mare. In diversi punti si aprono delle “marmitte”, ossia delle profonde fenditure che attraversano la scogliera da parte a parte. Visitando quest’area durante le mareggiate, è possibile assistere a un particolare fenomeno naturale: con particolari condizioni di vento, l’acqua marina penetra all’interno delle fenditure e, per un effetto idropneumatico, fuoriesce dalla sommità formando spettacolari getti d’acqua simili a geyser.

La Batteria Navale “Lamba Doria” – Una volta ripresa la strada, si arriva all’incrocio dove è situato il cartello che indica lo Sbocco n.30. A questo punto si prosegue dritto, seguendo la strada interna e, 30m prima dello Stop, situato tra la Strada Capo Murro di Porco e Via Mallia, s’imbocca lo sterrato, ritrovando alla nostra destra la casermetta che ospitava gli alloggiamenti della Milizia Artiglieria Marittima della Batteria navale “Lamba Doria”. Procedendo lungo il sentiero, s’incontrano via via le tre piazzole, sulle quali erano installati i cannoni navali allo scopo di controllare con il loro raggio di fuoco tutto il golfo di Noto, che da Capo Murro di Porco si estende fino a Capo Passero, i locali sotterranei che fungevano da deposito, le postazioni di contraerea, casematte e tunnel sotterranei di collegamento. L’intero complesso copre una superficie di complessivi 48.000 mq quadrati ed è situato tra i 34 e i 20 metri sul livello del mare. La Batteria navale venne edificata dal genio Militare alla fine degli anni Trenta e faceva parte dei presidi appartenenti alla piazzaforte Militare Marittima Augusta-Siracusa. Neutralizzare la “Lamba Doria” fu uno dei primissimi obiettivi nell’ambito dell’operazione militare denominata “Ladbroke”, che diede inizio allo sbarco delle forze Alleate in Sicilia: nelle prime ore del 10 Luglio 1943 essa venne assalita e sopraffatta dai commandos britannici dello Special Raiding Squadron guidati dal maggiore Paddy Mayne. Nonostante lo stato di abbandono in cui versa a tutt’oggi, il complesso preserva ancora, in buona parte, il suo aspetto originario.

Lo stagno – Ritornando sui nostri passi fino all’incrocio dove si trova il cartello dello Sbocco n.30, c’immettiamo in Via Capo San Vito e procediamo lungo la strada asfaltata che termina poco dopo. Da qui riprendiamo il sentiero della Maddalena, svoltando subito a destra al termine del muro di cinta, situato sul lato destro di Via Capo San Vito, e procediamo in direzione del mare così da ritrovarci nei pressi di un piccolo stagno, situato all’interno di una leggera depressione del suolo. Quest’area, seppur di modeste dimensioni, costituisce una risorsa idrica e un prezioso punto di sosta per le numerose specie migratorie che transitano sul Plemmirio.

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Da Punta Tavernara allo Scoglio dell’Elefante

Lo Scoglio dell’Elefante e Punta Tavernara– Continuiamo il sentiero in direzione nord e procediamo per circa 1 km, quindi teniamo la destra e scendiamo lungo il sentiero che ci conduce a un pianoro che annuncia il nostro arrivo a Punta Tavernara, formata da una scogliera calcarea a tre punte. Avvicinandoci all’estremità della punta nordorientale e guardando in direzione di Capo Murro di Porco scorgiamo lo Scoglio dell’Elefante, che discende a picco sul mare disegnando un arco: il nome si deve al fatto che tale sporgenza rocciosa somiglia alla testa di un elefante con la proboscide immersa nelle acque marine.

Cala Pellegrina– Ripercorriamo la salita e, dal punto in cui riprendiamo il sentiero della Maddalena procediamo per circa 650m, ritrovandoci al bivio con il tratto di sentiero che dallo Sbocco n. 32 di Via Capo Passero discende fino a Cala Pellegrina. Qui svoltiamo a destra e proseguiamo la discesa fino alla piccola insenatura di Cala Pellegrina, caratteristica per l’ampia grotta in parte sommersa, che si apre sul versante orientale, e per la piccola piattaforma naturale che emerge dal mare, situata proprio di fronte alla grotta. Altri piccoli scogli affiorano poco più al largo.

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In cammino a ritroso verso Punta del Gigante e Punta Tavernara

Punta del Gigante e la cava di superficie dell’insenatura nord- Da Cala Pellegrina riguadagniamo il bivio da cui eravamo discesi e percorriamo il sentiero della Maddalena per altri 500m; alla biforcazione manteniamo la destra fino a raggiungere uno sperone di roccia alto circa 6 metri, ai cui piedi i resti di un muretto a secco recintano un piccolo quadrato di superficie. Questo è il punto più vicino per raggiungere l’estremità di Punta del Gigante e ammirare il litorale. Ritorniamo quindi allo sperone roccioso che ci eravamo lasciati alle spalle e proseguiamo lungo il sentiero della Maddalena per 400m, costeggiando una piccola insenatura fino a portarci sul suo versante settentrionale e ritrovandoci proprio al di sopra di un’antica cava di superficie che ci appare come una piscina naturale lievemente rialzata rispetto al livello del mare.

Grotta della Pillirina– Ripercorriamo a ritroso il sentiero fino alla biforcazione a 150m dove, tenendo la destra, imbocchiamo il sentiero più interno e procediamo per 40m, in parallelo al muretto a secco situato alla nostra destra; a questo punto, nel muretto a secco si apre un piccolo varco che ci consente, scavalcando la bassa recinzione, di svoltare a destra e iniziare la salita verso la Grotta. Procediamo per 200m, mantenendo sempre alla nostra destra un secondo muretto a secco al quale finiamo per ricongiungerci proprio là dove esso termina e ritrovandoci davanti all’ingresso della Grotta della Pillirina. Questa cavità carsica risulta di particolare interesse per la presenza di uno stretto e basso cunicolo dal quale si accede a una cavità laterale, adorna di stalattiti e stalagmiti. Da notare che il cunicolo di collegamento si restringe progressivamente e, a un certo punto, occorre strisciare lungo il terreno per poter accedere alla parte più interna.

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Le Rive bianche in primo piano, il centro di Siracusa e l’Etna fumante sullo sfondo

Punta Tavola e le Rive Bianche – Terminata la visita alla grotta scendiamo per riprendere il sentiero della Maddalena. Dal punto in cui si apre il varco che ci ha permesso di salire alla grotta procediamo alla volta di Punta Tavola che raggiungiamo dopo 1,5km. Durante il percorso di avvicinamento vale la pena, di tanto in tanto, di lasciare il sentiero e procedere fino al limite della scogliera per ammirare il tratto costiero delle Rive Bianche, così denominato per la particolare chiarezza dei suoi fondali. Nella zona eulitorale è possibile osservare particolari formazioni spugnose le quali conferiscono alla scogliera un colorito bianco e lucente. Nel tratto di costa che forma l’intersezione con la sporgenza di Punta Tavola è situata l’omonima spiaggia, cosiddetta in quanto formata da una larga e piatta scogliera.

Punta della Mola e Cala Massolivieri– da Punta Tavola riprendiamo il sentiero e a 400m di distanza ci ritroviamo nei pressi di Cala Massolivieri, sul versante occidentale di Punta Tavola, dove, a circa 1m sotto il livello del mare, è visibile la seconda delle sei cave di superficie presenti lungo la costa. Caratteristiche della Cala sono le alte falesie bianche a picco sul mare che, nel punto di congiunzione con il promontorio di Punta della Mola, sovrastano la piccola spiaggia di sabbia dorata di Cala Massolivieri, annoverata tra le spiagge più belle d’Italia. Punta della Mola è stata sede nel corso del tempo di un’intensa attività estrattiva: qui ritroviamo la più grande cava di superficie del Plemmirio con due grandi coltivazioni sugli opposti versanti del promontorio. Fin dall’età greca i pregiati blocchi calcarei conchiliferi, una volta estratti, venivano trasferiti via mare con delle zattere fino ai luoghi di destinazione: gli antichi templi greci di Apollo e Minerva, e, in epoca più recente, la facciata della Cattedrale nel centro storico di Ortigia.

Batteria Navale “Emanuele Russo”– Situata in posizione strategica a difesa dell’ingresso del Porto Grande di Siracusa, la Batteria Navale “Emanuele Russo” di Punta della Mola è coeva alla batteria navale “Lamba Doria” di capo Murro di Porco. Nonostante la superficie del complesso difensivo copra un’area meno estesa rispetto alla “Lamba Doria”, la “Emanuele Russo”  costituiva un presidio di fondamentale importanza a protezione della città. Equipaggiata con artiglieria antinave, mitragliatrici, magazzini, casermette, uffici e tunnel sotterranei di collegamento, a differenza della “Lamba Doria”, che fu teatro di scontri, la batteria navale “Emanuele Russo” venne abbandonata dai difensori prima di essere accerchiata e attaccata dalle unità nemiche.                                              

I “syloi” di Punta della Mola– queste grosse vasche di forma circolare vennero scavate nella roccia in età greca e probabilmente utilizzate per lo stoccaggio del grano, quindi convertite in età romana in fornaci per la fabbricazione di calce idraulica.

Punta Castelluccio: da Punta della Mola possiamo ammirare Punta Castelluccio, che segna l’estremo limite del Plemmirio. Su questo promontorio è situato l’omonimo Fanale, attivo dal 1864 e installato alla sommità di una torre di colore rosso. Il segnalamento a luce ritmica è visibile a circa 16 km di distanza, in condizioni di cielo sereno. Punta Castelluccio ospita una stretta e lunga spiaggia sabbiosa sul versante che guarda a Punta della Mola.

Altri luoghi da visitare: La Costa Bianca del Plemmirio, la baia di Terrauzza e punta Milocca

La Costa Bianca del Plemmirio – affacciata sul litorale sud della Penisola della Maddalena, offre una splendida vista su tutto il Golfo di Noto che si estende per 30 km fino a Capo Passero. In questa fascia costiera sono compresi i punti a mare dal n.22 al n. 29. Da La Rosa sul Mare, 180m prima dello Sbocco n.25, fino nei pressi di Capo Meli la scogliera si mantiene appena sopra il livello del mare consentendo un facile accesso in acqua, come anche nel tratto compreso tra i punti a mare n.22 e n.23. Da Capo Meli ai punti a mare di Via degli Zaffiri, il litorale si alza progressivamente di quota permettendo comunque l’accesso al mare. Come arrivare: percorrendo la Strada di Capo Murro di Porco si accede alla Costa Bianca dallo Sbocco n. 22 con una discesa che consente il transito alle carrozzine dei disabili, dallo Sbocco n.23 di Via dell’Onice, dallo Sbocco n.24 di Via delle Perle, dallo Sbocco n.25 e n.26 di Via dei Diamanti e dallo Sbocco n.27, n.28 e n.29 di Via degli Zaffiri.

La Tonnara e la baia di Terrauzza– Dalla Strada Capo Murro di Porco, provenendo dal faro omonimo, alla prima rotonda dopo 3 km prendere la seconda uscita immettendosi nella Traversa Tonnara, dopo 200m sulla nostra sinistra osserviamo i ruderi della tonnara settecentesca di Terrauzza. Secondo la ricostruzione di Annalena Lippi Guidi in Tonnare della Sicilia sud-orientale, i locali prospicienti la strada erano abitati dai pescatori, dall’ampia loggia sul lato mare si accedeva al deposito degli attrezzi, nel cortile interno veniva coltivato un piccolo orto e frutteto, mentre la riva sottostante fungeva da ricovero per le barche e le “muciare”. All’interno del complesso era presente anche un ampio piano superiore che costituiva l’abitazione dei proprietari. L’insediamento conobbe un periodo di prosperità ai primi del Novecento tanto da essere considerato la seconda tonnara di Siracusa per importanza, ma nei decenni successivi l’attività andò in declino fino alla sua chiusura. Ancora visibili i resti di grosse gomene, materiali e perfino le ancore utilizzate per fissare le reti della tonnara: queste ultime le ritroviamo nell’itinerario subacqueo denominato La Parete delle Tre Ancore, al quale si accede dallo Sbocco n. 29 di Via degli Zaffiri. La piccola spiaggia sulla baia di Terrauzza, alla quale si accede dallo Sbocco n.21, è costituita da una sottile lingua di sabbia grigia di 10m di larghezza ed estesa per 30m in lunghezza: per gran parte dell’anno alti cumuli di posidonie spiaggiate ne ricoprono l’intera superficie.

La spiaggia della Fanusa e Punta Milocca– un piccolo lido sabbioso, riparato dal promontorio di Punta Milocca, è raggiungibile dai punti al mare n.2 e n.4. Procedendo in direzione di Punta Milocca, la sabbia lascia il posto a ciottoli e scogli. Sul versante opposto di Punta Milocca, provenendo dalla via Marco Polo, si accede a uno stretto sentiero litoraneo che ci conduce fino alla piccola area naturalistica di Punta Milocca. Come arrivare: alla rotonda dalla quale ci si immette nella Traversa Tonnara,  proseguire sempre dritto per 2,7km quindi svoltare a sinistra in Via Cristoforo Colombo. Percorrendo la via fino in fondo si arriva fino all’incrocio con la Via Marco Polo; le numerose traverse sulla destra della via Cristoforo Colombo consentono l’accesso al mare in diversi punti.

Torre Milocca, questa torre di avvistamento costruita intorno al 1467 a difesa dalle scorrerie dei corsari barbareschi venne danneggiata dal violento terremoto del 1693, quindi ricostruita nel 1697. In passato, la porta situata al primo livello costituiva l’unico ingresso ed era collegata alla scala esterna mediante un ponte levatoio. All’interno solo il piano terra conserva l’impianto originario, dovuto al fatto che dopo il XVII secolo, terminate le minacce delle incursioni, la Torre venne convertita ad uso abitativo. Come arrivare: alla rotonda che ci permette d’imboccare la Traversa Tonnara,  proseguire sempre dritto per 3,7km, superando l’incrocio tra la Traversa Pozzo di Mazza e la Traversa Renella, fino ad arrivare all’incrocio della Traversa Pozzo di Mazza con la Strada Provinciale 104, quindi svoltare a destra e dopo 200m svoltare ancora a destra. La Torre è privata e non visitabile.

 

testo a cura dello staff di La Rosa sul Mare