Cosa vedere nell’area archeologica di Pietrabbondante

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Il territorio di Pietrabbondante, nel cuore del Sannio pentro, è caratterizzato da reperti archeologici di singolare interesse. Nella seconda metà del IV secolo A.C. inizia la frequentazione del luogo di culto di località Calcatello e appare stretto il legame, fin dalle fasi più antiche, tra questo santuario e l’esercito, come testimoniano le numerose armi dedicate nell’area sacra.

Il luogo di culto testimonia una prima sistemazione monumentale avvenuta nel III secolo a.C. con la costruzione del tempio ionico ed una seconda sistemazione che risale all’inizio del secolo successivo, in seguito alla distruzione di Annibale del 217 a.C., con la costruzione del tempio A. Solo tra la fine del II e l’inizio del I secolo a.C. verrà realizzato il complesso teatro-tempio (B) con uno schema tipico dell’età ellenistica mediato dall’ambiente campano e latino. Gli ultimi scavi, guidati dall’archeologo Adriano La Regina (Presidente dell’Istituto Nazionale di Archeologia e Storia dell’Arte di Roma) che dagli anni ’70 si occupa degli scavi archeologici di Pietrabbondante, hanno portato alla luce la domus publica: edificio che rappresenta un vero e proprio unicum in Italia ed ha portato a definire il sito archeologico come fulcro di religiosità e di politica del Sannio.

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L’area archeologica di Pietrabbondante vista dall’alto

Vicino all’area del santuario è stato individuato il monumento funerario della famiglia Socellii, della seconda metà del I secolo a.C., la quale fu proprietaria del santuario e delle sue pertinenze quando, dopo la guerra sociale, l’area sacra fu confiscata e ceduta ai privati. Con l’instaurarsi del sistema municipale, gli interessi e le attività amministrative, sociali, economiche e religiose vengono concentrati nel municipio di Terventum, con il conseguente spopolamento e isolamento delle zone più elevate e meno accessibili. Una volta cessato il culto, gli edifici furono abbandonati e riutilizzati solo in parte. L’ultima frequentazione si ha nel III-IV secolo con l’uso sepolcrale dell’area dei due porticati, seguita dalla distruzione degli ultimi edifici avvenuta probabilmente durante il terremoto del 346 d.C.

Nell’area archeologica di Pietrabbondante si può ammirare il teatro, che è stato realizzato costruendo un terrapieno artificiale contenuto da strutture architettoniche. La parte superiore prevede un accesso, attraverso una scaletta, nella parte posteriore del teatro. La parte inferiore, invece, è suddivisa in sei settori da brevi scale che conducono alla parte superiore della cavea ed è caratterizzata da tre ordini di sedili che hanno spalliere sagomate e braccioli scolpiti in forma di zampe di leoni alate. L’accesso agli ordini inferiori dei sedili avviene dall’orchestra attraverso le due scalette semicircolari che sono addossate agli analèmmata (muri di sostegno della cavea) caratterizzati da una figura di telamone. L’orchestra è a ferro di cavallo e la scena è composta da un edificio rettangolare con una facciata lineare in cui si aprono tre porte ed ha una serie di ambienti di servizio alle spalle.

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Ingresso laterale del teatro

Vicino al teatro ci sono il tempio A ed il tempio B: il primo sorge su un podio, ha unica cella con pronao, probabilmente tetrastilo, a cui si accede attraverso una rampa posta al centro della fronte. L’accesso avviene lateralmente, sulla sinistra. Il tempio B sorge su un podio più alto, preceduto da un colonnato, con triplice cella. E’ costruito all’interno di un recinto rettangolare, fiancheggiato da porticati e preceduto dalla terrazza con gli altari. Nel lato occidentale del podio si conserva un’iscrizione in osco (lingua dei Sanniti) che ricorda il finanziatore della costruzione del podio stesso. Si tratta di L. Staatis Klar: un personaggio sannita, forse un magistrato, che si schierò dalla parte di Silla dopo l’inizio della guerra civile.

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Il teatro di Pietrabbondante

Nell’area archeologica è presente anche la domus publica, che fu realizzata alla fine del II secolo a.C. sulla terrazza che si estende sul versante occidentale del santuario. L’edificio si sviluppa attorno al nucleo composto da atrio, alae, tablino e la grande aula in cui vi era probabilmente la curia sacerdotale, destinata all’attività del collegio sacerdotale e ai conviti rituali in occasione di festività religiose. La parte superiore è caratterizzata da un portico a due navate, dalla cucina e dagli alloggi degli schiavi. Dopo l’abbandono del santuario, la domus è stata trasformata nella residenza della gens Socellia e nei secoli successivi fu ristrutturata per le attività produttive.

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