Inno all’autunno nelle cantine di Barolo: il grande vino italiano

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Esistono posti magici, intensi ed indimenticabili. Luoghi in cui il panorama non ti stanca mai, indipendentemente da quante volte lo si contempli, perché ogni volta riesce ad essere un tuffo al cuore.

La Langa piemontese riesce a racchiudere e ad esprimere nel suo modo unico ed inconfondibile tutto lo spirito dell’autunno con le sue castagne, l’uva, il vino e quei filari che si stagliano e tessono righe, tutte da scrivere.

Come un pentagramma dove ogni foglia ed ogni grappolo diventano una meravigliosa melodia.

Come una pagina ancora bianca, pronta ad essere scritta da indelebili ricordi.

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Barolo, sicuramente, fa da padrone in questo suggestivo contesto ed il suo nome chiama a gran voce appassionati di vino, di buona cucina e di quei fine settimana fuori porta estremamente rilassanti, necessari per ricaricarsi le batterie.

Tra le vie di questo piccolo paese si respira la storia del grande vino italiano con cantine storiche, nomi di livello ed un vino che non ha sicuramente bisogno di spiegazioni.

Nel cuore di Barolo vive la Cantina Borgogno, fondata nel lontano 1761 da Bartolomeo Borgogno, una delle case vitivinicole più antiche della Langa e del Piemonte: basti pensare che durante i festeggiamenti dell’Unità d’Italia, nel 1861, fu il Barolo di Borgogno ad accompagnare il pasto.

Nel 1920 Cesare Borgogno assume il controllo della cantina e porta con sé intuizioni folli e visionarie per l’epoca: egli decise, infatti, di conservare le annate migliori nelle cantine e questo permette ora di avere vini di eccellenza dove si conserva e si è testimoni della memoria storica della Langa.

Dal 2008 la cantina passa alla Famiglia Farinetti con la guida di Andrea dal 2010.

Visitando le cantine di Borgogno si assiste ad una grande storia d’amore verso la terra e verso i prodotti che essa regala e ad un immenso rispetto per il lavoro e per la tutela del settore.

Oltre al grande Barolo ed alla grande offerta di vini, esiste un vino nato per esprimere un nobile messaggio e che merita che venga raccontato.

A causa di una botte di Barolo declassata, la cantina Borgogno decise di chiamare questo vino “No name” e di metterla in commercio: una protesta contro l’eccessiva burocrazia che vive attorno al mondo del vino e dell’agricoltura italiana.

Questo vino divenne un successo, sia per la storia sia per il suo carattere: un Barolo delicato, leggero, capace di conquistare i bevitori.

L’autunno, la Langa e l’occasione di scoprire vini che hanno saputo fare la storia: un mix di elementi davvero interessanti e che convergono a Barolo, più precisamente alla Cantina Borgogno.

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Articolo e foto 1 di: G. Grenno

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