Piazza della Signoria: storia e segreti di Palazzo Vecchio

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Nel cuore della Firenze medievale, a sud della Cattedrale di Santa Maria del Fiore, troviamo Piazza della Signoria, da secoli sede del potere politico.
Come tutte le altre grandi piazze di Firenze è un luogo antico, ricco di arte e storia, ma che iniziò a formarsi non prima del XIII secolo: la Firenze antica ricordata nel Paradiso dantesco era infatti un grumo di “case-torri” strette l’una all’altra, vicoli angusti e sottarchi che si susseguivano in una sorta di labirinto ombroso, in cui si aprivano rare piazzette.

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©Diletta Masi

Era una città verticale e le famiglie più facoltose dimostravano la propria ricchezza e il proprio potere costruendo una “casa-torre” più alta delle altre. L’altezza era importante anche per ragioni di sicurezza: all’interno della città vi era infatti una vera e propria lotta tra famiglie rivali, causata dalla guerra che si stava intensificando tra le due maggiori autorità influenti sul territorio italiano: il Papato e l’Impero. I sostenitori delle due fazioni passeranno alla storia con i nomi di “Guelfi” e “Ghibellini”.

La piazza cominciò ad assumere la forma attuale nel 1268, quando le torri dei ghibellini che si ergevano in quella zona furono demolite dai guelfi, che avevano appena vinto a Benevento.

La Nascita di Palazzo Vecchio

Nel 1299 Arnolfo di Cambio progettò e iniziò a costruire un grande palazzo che sarebbe diventato il simbolo del potere politico a Firenze. La costruzione fu eretta sulle rovine di un altro palazzo, appartenuto alla famiglia ghibellina degli Uberti, e anche gli elementi architettonici ci parlano della storica contrapposizione tra guelfi e ghibellini: il ballatoio ha infatti una merlatura chiamata “guelfa”, cioè squadrata, mentre la torre ha una merlatura “ghibellina”, a coda di rondine.

Nel corso della storia il Palazzo ebbe diversi nomi: fu dapprima chiamato “Palazzo dei Priori”, perchè il suo scopo era quello di dare ai Priori delle Arti (rappresentanti delle corporazioni professionali) una sede più prestigiosa del modesto palazzo del Bargello. In seguito, nel 1400 venne rinominato Palazzo della Signoria, dal nome dell’organismo principale della Repubblica fiorentina, e poi Palazzo Ducale, quando il Duca Cosimo I de Medici ne fece la sua dimora. Lo stesso Cosimo lo ribattezzò “Palazzo Vecchio”, quando spostò la sua residenza a Palazzo Pitti, acquisto del 1550 della moglie Eleonora di Toledo.

Il nucleo originario di Palazzo Vecchio fu eretto tra il 1299 e il 1314 e mantiene ancora l’aspetto di un tipico palazzo medievale del 200: rivestimento in pietra, torre elevata per ragioni di sicurezza e porte corazzate.

Trasformazione del Palazzo

Nel 1540 Cosimo era da poco subentrato al potere, dopo l’assassinio del suo predecessore Alessandro de’ Medici, primo duca di Firenze. La decisione di fare di Palazzo Vecchio, la sua nuova dimora, fu una scaltra scelta politica: Cosimo era molto giovane e il popolo avrebbe potuto dubitare di lui ma, con questo trasferimento, adesso si stava identificando con il fulcro del potere politico.

Cosimo I si avvalse della collaborazione di grandi artisti per rinnovare gli interni e raddoppiare il volume del palazzo, così da rendere il messaggio ancora più chiaro.

Il cortile fu decorato da Vasari e altri collaboratori con stucchi e pitture a secco di città austriache, in occasione delle nozze del figlio Francesco e Giovanna d’Austria. Un chiaro omaggio alla sposa. L’interno è una gigantesca esaltazione di Cosimo e della sua famiglia.

Cosimo e il suo ego

Nel famoso Salone dei Cinquecento, voluto da Girolamo Savonarola durante il breve periodo in cui tenne il potere a Firenze, la celebrazione di Cosimo inizia fin dal soffitto.

Quando si entra nel salone si è abbagliati dalle grandi tele e le ricche decorazioni in oro. In pochi sanno che per “leggere” il programma decorativo ci si dovrebbe spostare al centro e volgere lo sguardo verso l’alto: il meraviglioso soffitto a cassettoni è un puzzle di affreschi e proprio al centro è ritratto Cosimo, con un aspetto misto tra una divinità ed un imperatore romano. Il messaggio è chiaro: “guardate, io sono il nuovo imperatore di Firenze”.

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©Delitta Masi

Chi cerca, trova

Anche le pareti celebrano il duca e futuro Granduca di Firenze Cosimo I. Sono dipinte ad affresco quasi tutte da Vasari e raccontano due famose battaglie vinte dai fiorentini: la presa di Siena e il trionfo su Pisa.

Questi affreschi potrebbero tuttavia nascondere un segreto: nel 1504, durante il periodo savonaroliano, furono convocati al Palazzo i due giganti del rinascimento: Leonardo da Vinci e Michelangelo Buonarroti. A loro fu chiesto di rappresentare due battaglie importantissime per la repubblica fiorentina (la Battaglia di Anghiari e la Battaglia di Cascina), e si narra che il loro fu un vero e proprio duello artistico, ma nessuna delle due opere venne portata a termine.

Michelangelo fece solo i disegni preparatori ma non iniziò mai la messa in opera. Leonardo realizzò un affresco bellissimo, ma che si rovinò subito a causa della tecnica sperimentale, simile all’encausto, che scelse di adottare. Unica testimonianza di questa sfida tra giganti sono dunque i disegni preparatori e i racconti dell’epoca.

In seguito Vasari ridipinse le pareti e in uno dei suoi affreschi raffiguranti il senese notiamo qualcosa di insolito: un particolare molto piccolo e molto in alto, una bandiera verde con la scritta poco visibile “CERCA TROVA”. Il significato di questa scritta non è ancora stato decifrato ma sappiamo che Vasari ammirava molto Leonardo e, se fosse rimasto qualcosa del suo capolavoro, sicuramente non lo avrebbe voluto distruggere.

Le indagini eseguite con microcamere hanno individuato un’intercapedine tra il muro e l’affresco, anche questo molto insolito, perche gli artisti erano soliti affrescare direttamente sul muro. Tuttavia dell’opera di Leonardo ancora non si è trovata traccia.

La stanza segreto di Francesco

Dal magnifico Salone dei Cinquecento si arriva al prezioso studiolo di Francesco I. Primo degli undici figli di Cosimo ed Eleonora, Francesco successe al padre come Granduca di Toscana nel 1564. Era appassionato di arte, scienza ed alchimia, Vasari creò per lui quello che è considerato il vero gioiello di Palazzo Vecchio: lo Studiolo.

Una stanza segreta pensata per un’unica persona, appartata, progettata per custodire i gioielli più preziosi e i cimeli di famiglia.

Gli affreschi sulle pareti sono un inno alla natura e i suoi elementi: terra, acqua, aria e fuoco.
Ma quelli che appaiono semplici dipinti in realtà sono ante di armadi e dietro una di esse si apre un passaggio segreto, che tramite una scala conduce al “Tesoretto” del padre Cosimo: un luogo per la collezione di oggetti rari e curiosi come conchiglie esotiche, reperti etruschi e molto altro.

La scala continua e porta fino alla maestosa “Sala delle Carte Geografiche”. Anche questa nasconde un passaggio segreto che conduce al camerino di Bianca Cappello, prima amante e poi seconda moglie di Francesco I.

Il Quartiere degli dei terrestri

Accanto al Salone dei Cinquecento troviamo gli appartamenti riservati agli ospiti e anche le decorazioni di queste stanze sono pensate per celebrare il potere di questa famiglia. Ognuna di esse è dedicata ad un membro della famiglia Medici.

Ma ciò che è veramente interessante è l’analogia tra il primo ed il secondo piano. Per ognuna delle stanze del primo piano, ce n’è una al secondo dedicata ad un dio della mitologia greca. Come per dire che agli dei in cielo, corrispondono gli dei in terra, ovvero i Medici.

Ogni stanza vi parlerà quindi della personalità e delle virtù di questi celebri personaggi, attraverso opere pittoriche e simboli ermetici. Uno dei simboli più ricorrenti, ad esempio, è l’anello con i diamanti, che troviamo anche al centro di molti pavimenti: è uno dei simboli più cari alla famiglia Medici, allusivo al potere politico.

Nella stanza dedicata a Cosimo I invece troviamo i suoi più tipici “attributi”: il capricorno e la tartaruga con la vela. Il capricorno non era il suo segno zodiacale, ma all’epoca si pensava fosse un segno di potere, legato a personalità di comando. La tartaruga con la vela è invece un simbolo legato al motto di Cosimo, “FESTINA LENTE”: pensa bene prima di decidere, ma quando hai deciso muoviti. Veloce e lento allo stesso tempo.

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Il Ritorno di Dante

Il Palazzo conserva anche la maschera funebre del sommo poeta Dante Alighieri, trovata a Ravenna e donata al comune di Firenze nel 1911. Si tratta del calco in gesso del viso del poeta, scolpito nel 1481, quando fu restaurato il suo sepolcro a Ravenna.

La Torre di Arnolfo

Durante un tour nel cuore di Firenze è anche possibile visitare la “torre di Arnolfo”. La particolarità della torre decentrata, alta 94 metri, è dovuta al fatto che il progetto iniziale di Palazzo Vecchio sfruttò una torre preesistente (la torre dei Foraboschi – detta “della Vacca” ) mentre le sue fondamenta poggiano sui resti di un antico teatro romano.

All’interno una scala di 223 scalini vi porterà in cima alla torre, dove si trova “l’alberghetto”: così i fiorentini chiamano la cella dove fu imprigionato prima Cosimo il Vecchio nel 1433 e poi Savonarola, prima di essere arso nella piazza sottostante.

Palazzo Vecchio è un edificio ricco di storia e percorsi nascosti. Vi sono scale, cunicoli e stanze che custodiscono tesori d’arte e raccontano passioni e intrighi di corte. È un palazzo tutto da scoprire.

Articolo di Diletta Masi